Fotografare la biodiversità
MORSO FATALE- Photo credits: Francesca Massa |
MORSO FATALE
●Ragno granchio, della famiglia delle Thomisidae, conosciuto anche come: granchio dei fiori, nome scientifico: Misumena vatia.
●Titonia, della famiglia delle Ninfalidi (Nymphalidae), nome
scientifico: Pyronia tithonus
Ho presenziato con Luisa nei giorni scorsi, come accade tutte le estati, alla proiezione dei fotofilmati dei soci organizzata dal CFC, Circolo fotografico calizzanese, presso il teatro Verdi. Il Circolo è un sodalizio di appassionati che spegne quest’anno 10 candeline, e che ha dato vita nel tempo – anche in sinergia con altre realtà - a meritorie iniziative, fra cui il bel “calendario” del paese, con 12 immagini - una per mese - che sovente sanno svelare il genius loci meglio di mille parole.
ASPETTANDO L'ALBA - Photo credits: Francesca Massa |
ASPETTANDO L'ALBA
●Gocce di rugiada scattata al mattino presto.
●La pianta su cui sono posate si chiama cardo dei lanaioli o
scardaccione selvatico
(Dipsacus fullonum), della famiglia delle Caprifoliacee
Fra i materiali proposti al
pubblico durante l’evento (in gran parte reportages di viaggi), ci hanno
colpito in modo particolare quelli di Francesca Massa, che abbiamo avvicinato a
fine serata ripromettendoci di conoscerla meglio, magari davanti ad una tazzina
di caffè. Io scrivo di Calizzano davvero da tanto tempo, e conversare con le
persone del luogo è sempre la forma migliore per comprendere – come piace a me
- storie, tradizioni, itinerari, attitudini.
IN ATTESA DI UN SOFFIO - Photo credits: Francesca Massa |
IN ATTESA DI UN SOFFIO
● Nome scientifico: Leontodon hispidus , nome comune: dente
di leone comune.
Francesca è una 18enne nata,
vissuta e radicatissima a Calizzano, luogo del cuore che non a caso definisce
“casa mia”, e che ama perché la immerge in una dimensione di vita naturale ed
autentica. Il suo habitat (ed il suo set fotografico!) sono le vaste faggete, i
castagneti (1), tutte le essenze e la biodiversità – fauna, insetti… - in mezzo
a cui è via via divenuta ragazza. In questo senso è un po’, come si suol dire,
figlia d’arte, perché suo padre (con cui Luisa ed io conversammo tanti anni fa
in un agriturismo a regione Giaire) è un apprezzato agricoltore ed erborista, e
produttore di tisane, di mieli, nonché dell’affascinante “Archibus”, l’elisir
di Tanacetum cui non a caso ho dedicato una delle circa 1.200 voci sul mio
“alfabeto del gusto” ligure. Mi piacque molto anche una scheda – presumo sia
sua – che tuttora consulto, in cui aveva suggerito come esaltare (con malva,
tarassaco, ortica, achillea…) le proprietà dell’acqua delle 12 fonti che
impreziosiscono questo territorio e soprattutto questi boschi, baciati dagli
dèi e ai quali augurare lunghissima vita.
Francesca è figlia unica, e si
definisce un maschiaccio, “devota” com’è anche al mototrial, all’equitazione…
Sta completando il quinquennio alla scuola forestale di Ormea, dove ha
trascorso anni positivi anche perché quell’istituto riunisce giovani di varia
provenienza (Imperia, Torino, Brescia…). Forse qualche tematica potrebbe esser
affrontata in modo più operativo e meno teorico, più fuori dall’aula che in
aula, ma è pur vero che Francesca nasce e cresce in un ambiente rurale, e
talora possiede dunque maggior familiarità d’altri coi campi, le cultivar, le
stagioni, il grano, le patate… Da Ormea proseguirà poi alla volta di
Savigliano, per il triennio del corso di laurea in Tecniche erboristiche,
progettando quindi un link coerente fra quel che ha sin qui studiato e quel che
studierà. Chapeau!
Ha certamente la passione della
fotografia sin da piccola. Lo svela con understatement e senza narcisismo, ma
le foto che scatta le sono già valse concorsi significativi, menzioni, premi…
La macchina fotografica è un’amica di “escursioni”, un’amica che nel silenzio
le permette di cogliere l’insieme tramite i dettagli, il senso tramite gli
attimi fuggenti; e poi – non secondarie – ci sono anche le creazioni in
laboratorio, quelle nate in “studio”, che originano e si concretizzano in modo
differente.
SI RICOMINCIA - Photo Credits: Francesca Massa |
SI RICOMINCIA
●Tronco di castagno (Castanea sativa) lasciato a essiccare
per far sì che abbia un potere calorifico migliore e sia più facile la sua combustione.
●Il fungo si chiama Stereum hirsutum.
BioVoci è dunque lietissima di ospitare 4 sue fotografie (ne ammirerete certamente la profonda bellezza) e di rivolgerle un affettuoso arrivederci per tutte le volta in cui le piacerà partecipare alla piattaforma e/o porci in contatto con ulteriori giovani e professionalità interessanti… Tanto più che le immagini che narrano bene un luogo e una forma di vita possono costituire anche uno strumento efficace per tutelarli, per sensibilizzare le coscienze, per poggiare il futuro su idonee memorie, in una stagione – quest’antropocene – caratterizzata purtroppo anche da tanti gravi ecoreati (al link https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/ecomafia-2023-storie-numeri-della-criminalita-ambientale-in-italia/ il rapporto 2023 di Legambiente…).
Ciao, Francesca, e buona fortuna.
(1) in Liguria il castagno era
reputato “albero del pane”, e non se ne buttava via alcunché. Calizzano inoltre
vanta(va) la tradizione dei tecci (scau a Garessio, canissi in valle Arroscia…),
piccoli seccherecci in muratura e tetto in scandole, dove i frutti essiccavano
sopra un lento fuoco…
Umberto Curti, BioVoci
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