1950 - 2000, turismo, comunicazione, sviluppo?

Photo credits: Hotel York, Riccione


Nel periodo anni ’50 e ’60 (“tutti al mare”, secondo il Censis) potevano bastare i dépliant, le inserzioni, i cataloghi, qualche memorabile manifesto, una di quelle opere d’arte seriali che catturano il proprio tempo e a cui Parigi dal 1999 ha dedicato uno straordinario museo. Perché anche molti “neonati” albergatori si confrontavano con un mercato tutto da scoprire e da inventare. Creando unità ricettive e posti letto per ceti medi (sovente padani), più che mondani ansiosi di “concedersi” qualcosa lontano dalle brume invernali. E per i quali la vacanza era un ulteriore passo dopo la conquista degli elettrodomestici e dell’utilitaria. 

Il periodo anni ’70, malgrado lo scossone dell’austerity, propone una dilatazione e standardizzazione del fenomeno, iniziano a viaggiare anche le fasce giovanili (in cerca di novità) e la terza età, si affermano le dinamiche del turismo di massa e della vacanza per tutti. Gli albergatori cercano di massimizzare il business attraendo su più mesi estivi la consistente domanda di ferie. Il prodotto tende a divenire “maturo” poi maturissimo e a saturarsi, ma non si ricorre al marketing e alla comunicazione che marginalmente (fiere, eventi…). 

Il periodo anni ’80 dimostra che l’offerta non è destagionalizzata né al mare né altrove, le riviere ad esempio si spengono molti mesi l’anno, non “divertono”, balena il tentativo di arricchire o diversificare le proposte per intercettare segmenti “altri”, contesi da agenzie di viaggio che ormai fanno volare la clientela su medie e lunghe distanze e verso mete sino a ieri – ma oggi non più - esclusive. E’ la stagione durante la quale l’umorista Michele Serra “riunisce” i suoi trenta articoli apparsi su “L’Unità” nel gustosissimo - ma denso di note agre - Tutti al mare, racconto di un viaggio lungo le coste italiane iniziato il primo agosto 1985 da Ventimiglia, con tappe (in Liguria) ad Alassio, lungo l’Aurelia, a Portovenere, e conclusosi il 31 a Trieste. La Riviera adriatica –ancora una volta - fa da battistrada nei processi di rinnovamento, gli albergatori comprendono l’importanza di fare sistema per lavorare sul congressuale, lo sportivo, la terza età, lo scolastico, il termale, il culturale… 

Il periodo anni ’90 (“gli anni dell’unicum”, dei videogiochi, della realtà virtuale, dei telefonini, di internet) porta a compimento estremo gran parte dei fenomeni in divenire, la concorrenza si fa deregolamentata e spietata, le destinazioni sempre più combattono per attirare e presidiare specifiche nicchie di mercato. Sopravvivono le spiagge “vive”, “nonsolomare”, in cui il senso dell’ospitalità e dell’incontro viene continuamente nutrito di esperienze tailor made, finanche insolite e personalizzatissime.

Umberto Curti, BioVoci

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