Da Esiodo all’economia circolare
Il turismo green, forse perché giova agli scenari economici,
via via – benché lentamente - induce nei luoghi nuove sensibilità, rende
l’offerta più consapevole di se stessa, più pronta ad amalgamare i propri
valori con le tendenze della domanda. Né va sottovalutato, in termini di difesa
dell’ambiente, il ruolo delle strutture ricettive stesse.
Tra l’altro, le antinomie (che riguardarono in primis
l’Italia) connesse alla brusca transizione da una cultura agro-pastorale ad una
industriale, con conseguenti emigrazioni dalle campagne alle città, sino alla
recente terziarizzazione economica, hanno causato profonde “ferite” che
inducono istanze di “fuga” dal vissuto presente, di rimpianto verso una realtà
“altra”, percepita - consciamente inconsciamente - come più autentica e meno
alienata. Dal greco Esiodo sino al latino Orazio ed al filosofo Rousseau quest’idea
“illuminata” percorre un lungo cammino, l’uomo come figlio della natura e non
suo rivale. Ecco quindi riaffiorare, non senza misoneismi, il senso ancestrale
della casa, i ritmi rallentati, l’immediatezza dei rapporti umani, il lavoro
che crea beni tangibili, l’odore e il calore della famiglia, i cibi naturali…
Tutto ciò in aperta antitesi ai consumi fast, allo spaesamento, all’eccesso di fittizio,
alla tecnologia invasiva, alla durezza dell’individualismo, dentro una
moltitudine dove l’uomo è usato e spersonalizzato.
Ogni anno finiscono in mare dalle 4 alle 12 tonnellate di
plastica, dove fra l’altro restano impigliate decine di migliaia di balene (World
Energy, n. 40, ott. 2018, pp. 17 e 45). 24 milioni di container rimangono del
tutto inutilizzati… Le aziende e le istituzioni stentano nella transizione
dall’economia lineare (che usa risorsa esaurendola) a quella circolare (che la
“recupera”), che connette sistemi diversi concependo sinergie.
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