Conversazione con Paolo Casazza

 

paolo casazza, architetto

Le questioni che mi vengono proposte in àmbito BioVoci mi spingono a cogliere l’occasione per riassumere sinteticamente i concetti fondamentali che stanno alla base dell’architettura definita sostenibile.

Comprendere il concetto di sostenibilità ambientale su scala edilizia significa individuare i risultati effettivamente raggiungibili nel risparmio delle risorse, nel ridurre le emissioni inquinanti, nella corretta gestione dei materiali, nell’impiego di fonti rinnovabili nel percorso di realizzazione del prodotto architettonico.

Occorre comprendere le basi progettuali, le applicazioni tecnologiche, la gestione strategiche e le prestazioni energetiche ottenibili nell’architettura definita sostenibile.

A volte l’utilizzo di determinate tecnologie come un tetto verde o il brise-soleil, il legame con il contesto, il riciclo delle acque o l’utilizzo di impianti solari e fotovoltaici, hanno legittimato affermare e includere certa architettura nella categoria della sostenibilità. Interpretazioni che limitano la problematica di una definizione univoca e comprensibile della sostenibilità del costruito nel dibattito architettonico.

Occorre comprendere da parte degli architetti e dei progettisti che circa il 40% dell’energia primaria impiegata nel mondo, viene consumata nel funzionamento termico degli edifici, così come la pianificazione urbanistica sia responsabile dei volumi di traffico.

La sostenibilità quindi gioca un ruolo importante in molti aspetti della vita di un edificio: scelta dei materiali da costruzione, energia necessaria per la loro lavorazione, emissioni relative, trasporti, processi edilizi, efficienza termica, durata e manutenzione, flessibilità, adattabilità alle nuove tecnologie, possibilità di riciclo dei componenti e principalmente il livello di sfruttamento dell’energia solare e delle fonte energetiche rinnovabili per riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, illuminazione naturale e generazione elettrica.

Il concetto di casa a zero o bassa energia implica organismi edilizi capaci di autoprodurre totalmente o parzialmente l’energia necessaria ai loro utenti, riducendo al contempo il relativo fabbisogno. Tali tipologie edilizie rappresentano il limite verso cui spingere gli obiettivi nelle realizzazioni sostenibili e verso cui indirizzare le politiche per il risparmio energetico e l’impiego di fonti rinnovabili, al fine di pervenire ad un’architettura che, da altamente energivora, si trasformi in generatrice delle risorse che consuma.

Molti edifici progettati sulla base di principi bioclimatici rappresentano un’indicazione interessante del rinnovato modo di intendere l’organismo architettonico, caratterizzato da una forte attenzione per l’ambiente, il contesto e le possibilità tecnologiche aperte alla ricerca in termini di materiali e componenti, ma risulta tuttavia molto difficile una valutazione completa dell’effettivo risultato ottenuto in termini di sostenibilità, in quanto spesso la verifica si presenta ardua non potendo utilizzare metodologie e conoscenze standardizzate e omogenee a livello internazionale.

Le crisi energetiche della fine del secolo scorso hanno evidenziato la necessità del risparmio energetico e indirizzato sempre più, negli ultimi decenni, le politiche nazionali e internazionali verso sistemi normativi di regolazione delle caratteristiche dell’involucro e degli impianti in edilizia e verso l’introduzione di tecnologie alternative di utilizzo di risorse rinnovabili. Le problematiche ambientali hanno portato ad un nuovo approccio all’architettura e al requisito della sostenibilità per un progetto di sistemi interattivi dinamici tra edifici ed ambiente.

La nuova tendenza del costruire sostenibile si basa sull’interazione tra uomo e ambiente; nuovi metodi di controllo ambientale di regolazione dell’energia tra interno ed esterno. Si persegue il comfort attraverso dispositivi di fornitura d’energia impiegando risorse naturali e produzione di energia rinnovabile. Un ulteriore aspetto che risulta importante valutare è l’attenzione per il luogo come contesto ambientale di inserimento dell’opera e la corretta valutazione dei benefici ottenibili con soluzioni bioclimatiche, permettendo di includere le specificità locali nel processo progettuale ed energetico. Progetti che possano risultare funzionalmente vantaggiosi per il singolo utente ma anche per la collettività.

Per migliaia di anni i bisogni di rigenerazione, conservazione e sfruttamento compatibile dell’ambiente non sono stati considerati e la natura è stata trattata più che altro in senso utilitaristico. Pur mantenendo l’inevitabile ottica antropocentrica della società odierna, risulta necessaria la presa di coscienza della necessità di rigenerazione e mantenimento delle biodiversità. L’architettura è obbligatoriamente uno dei principali strumenti di interazione tra umani e contesto ambientale e deve essere sempre più orientata verso criteri di compatibilità per poterne assorbire e sostenerne l’impatto.

Un aspetto negativo che va puntualizzato è che l’evoluzione che ha avvicinato l’architettura al concetto di sostenibilità si è strutturata intorno a definizioni non sempre chiare e univoche e che hanno semplicemente comportato l’aggiunta della parola bio, eco, etc, all’architettura stessa. Troppi progettisti si sono arbitrariamente appropriati, molte volte a sproposito, del concetto di sostenibilità per mezzo di sovrapposizioni ad organismi tradizionali di componenti tecnologici innovativi.

La questione ambientale è divenuta un tema importante nelle politiche istituzionali e ha portato all’attenzione degli operatori del settore edilizio sul tema della sostenibilità. Da un lato ciò è positivo e innesca un circolo virtuoso per il rinnovo delle pratiche costruttive e per le richieste del mercato, dall’altro il rischio è che la sostenibilità venga presa come bandiera di moda per la visibilità degli interventi ma sulla base di effettive verifiche, risulta discutibile per impatti ambientali, consumi energetici e utilizzo di tecnologie innovative. La progettazione sostenibile risulta oggi una necessità, ma la pratica corrente risulta ancora troppo legata a tipologie obsolete e a tecniche costruttive che non tengono conto del consumo finale del prodotto e dell’impatto sull’ambiente.

È necessario comprendere però come la sostenibilità possa effettivamente rappresentare un principio basilare per la produzione architettonica dell’immediato futuro, ma che sarebbe sbagliato, se non dannoso, utilizzarla meramente come concetto di moda identificandola con tipologie specifiche, scindendola da una visione complessiva.

Paolo Casazza, BioVoci.

Per approfondimenti su molte delle tematiche percorse dall'articolo o ad esso accostabili (Calvino Italo, città, comunità energetiche rinnovabili, ecosistema urbano, fotovoltaico, mobilità dolce, Moreno Carlos, polveri sottili, qualità della vita, urban mining, verde pubblico...), si può utilmente consultare Umberto Curti, "Sostenibilità e biodiversità, un glossario", richiedibile gratuitamente sul sito dell'editore a questo link

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