Conversazione con Antonio Galdo

 


Care Lettrici e Lettori di BioVoci, ho il piacere di introdurvi questa volta il Dottor Antonio Galdo, giornalista e scrittore. Ha fondato e dirige il sito Nonsprecare.it – tutto per uno sviluppo sostenibile: “Il mondo di oggi e di domani, dove il cambiamento passa certo per le scelte politiche ma innanzitutto per quelle individuali, che come persone facciamo ogni giorno”. Tra i suoi saggi, dai titoli significativi, Vivi lieve. Piccoli passi per una vita davvero felice (2019), Basta poco (2011), Non sprecare (2012) e Ultimi (2016), presente non a caso nella bibliografia consigliata da Umberto Curti in Sostenibilità e Biodiversità, un glossario (ed. Sabatelli, Savona, 2023).

 

LUISA PUPPO Dottor Galdo, come rappresenterebbe in un “flash” la doppia dimensione - personale e politica - delle nostre scelte individuali?

ANTONIO GALDO Rispondo citando un dato di questi giorni [ricerca pubblicata sulla rivista Bmj Global Health, NdR]: nel mondo ogni minuto viene venduto un milione di bottigliette di acqua minerale. È un dato impressionante. Le ricerche scientifiche dimostrano che a livello globale nel 78% dei casi l’acqua del rubinetto è sicura e gradevole: siamo dunque in presenza di uno spreco da iperconsumo, alimentato anche da molte fake news. Tutto ciò riflette la natura compulsiva e irrazionale degli stili di vita attuali, là dove l’acqua di queste bottigliette contiene microplastiche, dannosissime per la nostra salute e per l’ambiente: le bottigliette sono al 12% del totale dei rifiuti in plastica che contaminano gli oceani [studio pubblicato su Nature Sustainability, NdR]. Concludo: uno spreco (anche economico) che tutti noi possiamo evitare…

LUISA PUPPO “Provate a immaginare quale sarebbe stato l’undicesimo comandamento”, recita l’incipit della quarta di copertina di Non sprecare. Come è meglio comunicare la diffusione di modi di vita (e sviluppo) responsabili e sostenibili?

ANTONIO GALDO La parola chiave è leggerezza. L’ambientalismo spesso pecca in termini di pesantezza di linguaggio, con toni da catastrofismo millenaristico. Il linguaggio della sostenibilità – che non è solo “sensibilità” ambientale, ma un concetto più vasto che discende dalla sostenibilità sociale e dalla riduzione delle diseguaglianze – è da rivedere, per molti versi è rimasto agli anni ’70: sfruttiamo anche le possibilità dei new media, impariamo dai giovani, che peraltro secondo me hanno una spiccata sensibilità ambientale. A ciò si aggiunga la capacità di far capire la convenienza delle scelte sostenibili: non è questione di dimostrare che si è i primi della classe del green, ma di comprendere quanto le scelte sostenibili e “semplici” facciano vivere meglio sia noi sia il Pianeta. È il messaggio del mio recente Vivi lieve. Piccoli passi per una vita davvero felice (2019), un viaggio alla scoperta di un modo migliore di stare al mondo.

LUISA PUPPO stiamo andando verso uno sviluppo "insostenibile" che, per dirla con Pasolini, non è progresso?

ANTONIO GALDO Sì. Purtroppo la risposta è netta. La mia bussola per lo sviluppo sostenibile sono i diciassette obiettivi dell’Agenda ONU 2030: ahimè, il 2030 è dietro l’angolo, e a quella data nessun obiettivo sarà raggiunto. Ci sono due fattori ostativi prioritari all’affermarsi della sostenibilità come nuovo stile di vita: i nostri stili di vita perniciosi e l’assenza della politica, di grandi scelte coerenti con l’Agenda ONU. Per “essere messa a terra” l’Agenda ONU deve essere applicata su base universale, attraverso decisioni politiche in sedi internazionali. Faccio un esempio pratico. L’Europa ha fatto passi avanti nel settore delle energie rinnovabili: tuttavia, il riscaldamento globale (con quel che ne consegue) peggiorerà ovunque se Cina e India continueranno ad attivare nuove centrali a carbone. Anche l’aria che respiriamo è “globale”. In un clima internazionale complesso e drammatico, cresce un disagio che la politica non riesce a interpretare. La politica è sottomessa, subordinata al mix tra Hi Tech e finanza. Milano sta diventando una città per ricchi come Londra, ma al netto di alcune operazioni “verdi” di facciata, non è una città sostenibile: una città sostenibile non può costringere un giovane che studia a pagare mille euro al mese per un posticino dove dormire. Rileggiamo i primi cinque punti dell’Agenda ONU, riscopriamo la giustizia sociale. Un’ultima considerazione. È in corso (alquanto sottotraccia) il G7 Agricoltura. Tra i temi centrali l’Africa e la situazione dei suoi sistemi alimentari, esposti a carestie, crisi mondiali, disuguaglianze e speculazioni. Una lotta contro la fame sempre più disperata…

LUISA PUPPO A fronte di oggettivi e innumerevoli ritardi (Ultimi. Così le statistiche condannano l’Italia docet…), si afferma sempre più nel nostro Paese una narrazione trionfalistica e vuota, da slogan elettoralistici, che sembra ispirata da The Truman Show. Come e dove può intervenire l'intellighenzia sana?

ANTONIO GALDO Le amministrazioni pubbliche continuano a fare propaganda. La propaganda non è la realtà, spetta all’informazione (non asservita) distinguerle. Inoltre, il consumatore ha molti strumenti per capire se quanto proposto è mero greenwashing o no. Possiamo attivarci in prima persona per fare debunking.

Torniamo un momento alle amministrazioni pubbliche. Alcide De Gasperi diceva che la politica è l’arte del possibile, occorre fare delle scelte sapendo che non tutto è fattibile.

  • A livello locale, la scelta di un’amministrazione pubblica di piantare alberi non è una scelta irrilevante. Così come la scelta di non aumentare più le superfici edificabili. Per Renzo Piano la politica deve accompagnare il “rammendo” delle nostre periferie. E una piccola, grande, nota dolente: dal nostro panorama urbano stanno sparendo le panchine, mentre si moltiplicano i dehors…
  • A livello regionale, i governatori non hanno capito il potenziale della sostenibilità, che consentirebbe di fare moltissimo. Il caso recente dell’Emilia Romagna conferma quanto poco si sia fatto e si stia facendo per la messa in sicurezza del territorio, in un’epoca segnata dal cambiamento climatico…
  • A livello nazionale, anche questo governo (una mancanza bipartisan che risale indietro nel tempo) sottovaluta il Ministero dell’Ambiente, trattato alla stregua di un Ministero di serie B, là dove – per esempio – in Francia è un protagonista di peso della serie A, non a caso “in tandem” con le politiche energetiche [Ministère de la Transition écologique, de l'Énergie, du Climat et de la Prévention des risques, NdR]. Da noi no. Questo governo, visto anche l’ampio consenso elettorale, potrebbe sinceramente osare di più, scegliere per competenze, non per mera fedeltà ideologica, essere leader di scelte sostenibili.

LUISA PUPPO Scelte sostenibili e criticità: anche quest’estate si è molto discusso di overtourism, tra ticket di ingresso (Venezia, Via dell’Amore…) e sindrome del “sold out” (la gara a chi si vanta di più degli arrivi turistici di massa).

ANTONIO GALDO Quella dei ticket mi pare unicamente un’operazione per fare cassa. L’overtourism è un fenomeno globale, non possiamo impedire l’accesso ai luoghi, ma sicuramente possiamo (dobbiamo) regolarlo, provando a contenerlo meglio con strategie d’ampia visione. In primis, disincentivando il fenomeno delle città (Roma, Napoli…) cannibalizzate da affitti brevi e B&B e in piena crisi di alloggi (penso al caso di Barcellona, e alle drastiche misure messe in essere per gestire questa emergenza non solo abitativa). Un’altra misura – sicuramente più faticosa da attivare, ma dal notevole potenziale – sarebbe l’introduzione di forme compensative: applicare ai “generatori” di overtourism (grandi gruppi del travel, settore crocieristico…) forme di prelievi finalizzate a finanziare progetti specifici per migliorare la qualità della vita delle destinazioni turistiche e la gestione dei flussi. Un meccanismo di compensazione che ricalca quanto già in essere con gli impianti di discarica. Infine, lavorare a monte per stimolare la fruizione di altre mete (la cosiddetta canalizzazione dei flussi): nel caso della Liguria, “non solo Cinque Terre”, ma una miriade di borghi e centri costieri (e interni!) per dodici mesi l’anno, grazie al clima in genere mitissimo.

LUISA PUPPO Dottor Galdo, qualora Lei trovi stimoli nel progetto, come imposterebbe il Liceo del Made in Italy?

ANTONIO GALDO Sono alquanto scettico, ma attendo i primi esiti di questa sperimentazione, sperando di essere smentito e che non si tratti dell’effetto “annunci/propaganda” di cui abbiamo parlato prima. Segnalo però che siamo in enorme ritardo circa il rafforzamento delle scuole professionali. In Germania, dove funzionano benissimo, consentono ai giovani di trovare lavoro al termine del percorso scolastico, senza vincolarli a percorsi universitari che spesso approdano all’abbandono o alla sotto occupazione. Due sarebbero gli effetti positivi: l’aumento dell’occupazione e il rilancio di attività a cavallo tra artigianato e impresa. Penso agli istituti nautici, attualmente in un cono d’ombra, devono tornare all’eccellenza. 


Dottor Galdo, grazie di questo tempo prezioso e di questa conversazione ricchissima di spunti, di buone prassi e “cibo per la mente”. E grazie soprattutto per il suo pathos militante  a sostegno di un cambiamento che passa non solo per le scelte politiche, ma innanzitutto per quelle individuali, che facciamo ogni giorno. 

Luisa Puppo, BioVoci

 


Commenti

  1. Grazie ad Antonio Galdo di questa conversazione ricchissima di buone prassi e cibo per la mente

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  2. Grazie per questa meravigliosa intervista che mi ha donato degli ottimi spunti di riflessione!

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