Conversazione con Pietro Beccaro - Toulì Progetto Agricolo

 

Photocredits: Toulì Progetto Agricolo

Care Lettrici e Lettori di BioVoci, ho il piacere di introdurre Pietro Beccaro, che insieme a Matteo Corsi, nel 2019 ha dato vita a Genova a Toulì Progetto Agricolo, recentemente premiato tra i finalisti di Smart Cup 2024 - il concorso per idee d'impresa generate da spin-off universitari e start- up imprenditoriali di Regione Liguria e organizzato da FILSE.

Il progetto promuove un'economia sostenibile legata al mirto che mira a dimostrare come un’iniziativa di tipo agricolo possa integrarsi e apportare benefici non solo all’ambiente ma anche al tessuto sociale ed economico.

LUISA PUPPO. Buongiorno Pietro, da dove “origina” il Progetto Toulì?

PIETRO BECCARO. Sono nato e cresciuto a Genova in una famiglia che, da una parte, possedeva un’azienda piemontese di alcolici e distillati e, dall’altra, aveva disponibilità di terreni sulle alture genovesi. È proprio su alcuni di questi nella zona di Apparizione, una volta destinati a fienagione, che ho puntato l’attenzione. Lì, in un terreno verso Monte Moro ho “scoperto” il mirto: toulì, eccolo. Ho iniziato a prendermi cura del terreno (circa sette ettari) che era in condizioni di semi abbandono. In parallelo all’attività di manutenzione agricola del terreno, ho ridato vita alla società di distillati e liquori, con un’anima triplice: produttiva, distributiva e commerciale. Una conseguenza del nostro interesse per il controllo strutturato della filiera, più prossimo al mondo del vino.
Insieme a Matteo, che coordina la parte commerciale, quella economica, finanziamenti e bandi e la gestione delle risorse.
Abbiamo anche iniziato a instaurare collaborazioni tecniche con un agronomo, e con vivai. Nella nostra mission l’innovazione tecnica e l’agricoltura sostenibile mirano a creare nel territorio un laboratorio innovativo grazie alla partnership tra tecnologia, agricoltura, ricerca, scuole ed enti pubblici.

LUISA PUPPO. Il mirto è storicamente presente in Liguria, la produzione del liquore (del vostro Toulì, che ho degustato di recente, si apprezza molto l’aromaticità fresca e per nulla stucchevole) si ritrova lungo le riviere da Pompeiana (IM) a Santa Margherita Ligure (GE) fino a Bonassola (SP), come scrive Umberto Curti su www.ligucibario.com. Una pianta resiliente e utilissima

PIETRO BECCARO. Questo progetto nasce nell’area di Genova Quarto, ambito che ormai mostra un volto più urbano che rurale. Nel tempo ciò ha generato un’incuria totale, il distacco tra abitanti e territorio, vissuto solo in modalità emergenziale in caso di incendi o alluvioni. Noi operiamo allo sviluppo di un modello per la tenuta del territorio basato sulle piante tipiche della macchia mediterranea e, in particolare, su quella di mirto: la macchia mediterranea infatti è essenziale per la tenuta dei versanti, piante come lentisco, ginestra, corbezzolo sopravvivono agli incendi e contrastano l’erosione. L’area intorno alle piante è pulita e limita il fuoco, si effettua lo squadramento dei terreni con linee/barriere tagliafuoco … Territorio complesso e stimolante, si incontrano situazioni diverse (macchia mediterranea, gariga, steppa) in un areale ristretto. Cerchiamo di intervenire dove il fuoco è passato attraverso la piantumazione, sennò i terreni (che una volta erano pascoli) non si riprendono.
Abbiamo identificato circa 200 ettari potenziali nell’areale macro genovese idonei a questo tipo di intervento. Per ora il focus è solo da Lagaccio, San Fruttuoso, Nervi (fino a Bogliasco-Sessarego), ma se allarghiamo lo sguardo alla Liguria tutta, i terreni idonei aumentano in modo cospicuo, sempre tenendo presente la parcellizzazione delle proprietà e la necessità di contatti con realtà molto diverse tra loro. Il nostro obiettivo è rendere più conosciuto questo progetto e scalarlo.

LUISA PUPPO. Tutela della biodiversità, della macchia mediterranea e del territorio. Come si articola il Metodo Agricolo Toulì?

PIETRO BECCARO. Il monitoraggio lo stiamo effettuando sia in modalità “autonoma” (visure sui terreni, rete di contatti…), sia coinvolgendo la comunità. Questo ci permette di stabilire un distinguo tra privati e aziende agricole strutturate, divisione che ci consente di elaborare differenti soluzioni. Privati e aziende seguono infatti metodi agronomici diversi, donde la proposta di due tipologie di piantine: il seme (più adatto a terreni scoscesi), o per l’azienda agricola cinque macro-varietà di mirto, e filari veri e propri.
Il Metodo Agricolo Toulì (o MAT), che attualmente sperimentiamo sui sette ettari di Monte Moro, si basa su quattro cardini: 1 Terra - protezione delle aree rurali da fenomeni franosi ed erosivi; 2 Fuoco - prevenzione e protezione delle aree rurali da incendi; 3 Acqua - gestione delle acque piovane e riduzione del rischio alluvionale. 4 Fauna - limitazione della presenza di fauna (ungulati) nelle aree urbane e salvaguardia di un habitat equilibrato.

LUISA PUPPO. Pietro, approfondiamo il tema del contenimento degli ungulati

PIETRO BECCARO. Il sempre più diffuso avvicinamento degli ungulati alla città è un problema percepibile e attuale. Secondo il nostro punto di vista, la soluzione sostenibile sul lungo termine non può essere la recinzione dei terreni: questo a causa, da un lato, degli elevati costi di messa a dimora e manutenzione e, dall’altro, dell’ampiezza degli spazi. Inoltre, la mancanza di corridoi naturali penalizzerebbe alcune specie animali e comporterebbe un conseguente disequilibrio nell’ecosistema e calo della biodiversità.
Il MAT intende contribuire alla risoluzione di problema attraverso la manutenzione dei terreni e, in particolare, evitando il crearsi di zone impervie non accessibili ove gli ungulati possano nascondersi, ad esempio, eradicando specie vegetali che contribuiscono a tale situazione (es. rovo).  Nei casi in cui si dovesse per forza ricorrere alle recinzioni vorremmo utilizzare solo delle recinzioni naturali costituite da piante autoctone (es. prunus spinosa, rosa canina).
Devo dire infine che la presenza nei nostri terreni del lupo (ne abbiamo rinvenuto tracce nella primavera del 2024) è nostra alleata nel contenimento degli ungulati in quanto favorisce un equilibro anche nell’ecosistema faunistico.

LUISA PUPPO. Torniamo al vostro metodo agricolo e al modello che propone, ispirato a un benchmark progettuale importante...

PIETRO BECCARO. Le prospettive del MAT hanno caratteristiche innovative e sociali. Innovazione, in quanto mirano a fare del nostro territorio un laboratorio innovativo (che faciliti il dialogo tra innovazione ed agricoltura sostenibile).. Sociale, in quanto strutturiamo un sistema di assistenza nella diffusione del modello affinché sia riconosciuto come un punto di riferimento per la rigenerazione e la manutenzione delle aree rurali del territorio. In tal senso, intendiamo mettere a disposizione esperienza, competenza e know how in campo agricolo, assistenza tecnica e monitoraggio, e strumenti per la gestione integrata e moderna delle piante. L’obiettivo è che il MAT garantisca ai proprietari di terreni siti nelle aree rurali un impegno di acquisto della materia prima e alla manutenzione di terreni.

Prevediamo tre livelli di azione, a seconda dell’intensità di intervento, tre tipologie di pacchetti: MAT 100%

Applicazione autonoma MAT

  • Proprietario si impegna a mantenere i terreni in conformità con i principi agronomici MAT e a raccogliere le bacche di mirto
  • Toulì Progetto Agricolo si impegna a ricevere e acquistare le bacche a prezzo fisso MAT 50%

Applicazione parziale MAT

  • Proprietario si impegna a raccogliere e conferire le bacche di mirto a Toulì Progetto Agricolo
  • Toulì Progetto Agricolo si impegna alla manutenzione dei terreni e ad acquistare le bacche a prezzo fisso

MAT esternalizzato

  • Applicazione esternalizzata MAT
  • Proprietari mettono a disposizione i propri terreni
  • Toulì Progetto Agricolo si impegna a gestire i terreni e ad organizzare la raccolta e in una fase successiva ad acquistare le bacche a prezzo fisso

Abbiamo studiato e ci siamo fatti ispirare dal Progetto Nocciole Italia di Ferrero. Questo progetto poggia sulla parcellizzazione, non prevede l’acquisizione dei terreni, che sono gestiti da chi li vive con diverse opzioni di partecipazione.
Da qui, l’ispirazione per il nostro triplice modello di intervento.
Abbiamo riflettuto a lungo su quanto, a livello di grandi filiere, l’agricoltura non sia più redditizia. Cosa funziona ancora? Pensiamo ai meleti del Trentino: l’agricoltura come secondo lavoro, come reddito complementare, lo stesso modello dell’economia piemontese della nocciola. Il modello tradizionale del Sud Italia, 20/40 ettari dedicate a monocultura, è ormai un modello obsoleto senza margini di crescita. Forse funziona ancora – in zone come le Langhe o il Chianti - per il vino. Secondo noi, l’unica via è la diversificazione, la Liguria non ha alternative. Il mirto, come le aromatiche, cresce bene sotto gli ulivi. In ultimo il mirto è una scelta coerente al cambiamento climatico, in quanto teme i ristagni idrici: l’Università Sassari ha stimato che in Sardegna il mirto “affronta” 500 mm all’anno di pioggia, in Liguria si arriva a 1.200 mm, ma la siccità cresce...

LUISA PUPPO. Tra gli ostacoli al recupero delle aree rurali abbandonate, oltre alla parcellizzazione delle proprietà, si parla spesso della burocrazia…

PIETRO BECCARO. Siamo ancora in fase embrionale, ma risulta che la normativa in materia sia carente: parrebbe non esistere una regolamentazione per i raccoglitori in Liguria, mentre Regione Piemonte ha già legiferato a riguardo. Basterebbe quindi un permesso del proprietario del fondo, ma è evidente che fondando la parte agricola, inizia l’interfaccia con i problemi.
Certo, siamo spesso in presenza di uno sfasamento tra le dinamiche dell’agricoltura – dove “comandano” le stagioni – e la burocrazia. Voglio tuttavia sottolineare che abbiamo sempre trovato ascolto da parte delle istituzioni, chiamate sicuramente ad aggiornarsi in funzione dei rapidi cambi di scenario che stiamo vivendo e delle opportunità per i territori. Qualche dato veloce sul marketing del liquore di mirto. In Sardegna si vendono 4 milioni di bottiglie all’anno, l’80% viene venduto in loco ai turisti, che tornati a casa lo ri-acquistano. Per stabilire una scala di riferimento, una media di produzione di 50.000/100.00 bottiglie è tipica di un produttore di piccole/medie dimensioni: sono cifre potenzialmente compatibili con l’estensione territoriale del Genovesato.

LUISA PUPPO. Pietro, terminiamo questa conversazione con uno sguardo al futuro.

PIETRO BECCARO. L’attuale prodotto commerciale prioritario di Toulì Progetto Agricolo sono le bacche di mirto per la produzione del liquore. I progetti futuri prevedono un ampliamento della gamma, sempre con un occhio di riguardo al commercio sostenibile: foglie, bacche fresche, fronde, semilavorati per i settori agroalimentare, benessere, florovivaistico e ornamentale, industriale, chimico e farmaceutico. Parallelamente, la commercializzazione di piante della macchia mediterranea (rosmarino, timo, elicriso, lentisco, corbezzolo) per vari usi.
Fondamentale è non solo attivare la tecnologia e l’innovazione a supporto della produzione, ma radicare la filiera: possiamo parlare di filiera se si muove una società intera, non uno sparuto manipolo di individui, tema assai critico in Liguria (terra di cani sciolti, per così dire…). Le prospettive di mercato esistono: speriamo nelle generazioni future.
Per lo sviluppo di un progetto agricolo la prospettiva deve essere almeno ventennale. Il mirto diventa produttivo dopo quattro anni, e va a pieno regime tra otto.
Si commercializza principalmente sul territorio, come dimostrato dal caso Sardegna di cui abbiamo parlato prima. Attualmente lo distribuiamo (in primis) presso enoteche e ristoranti della provincia di Genova e nel resto della regione. Segnalo che anche a turisti e “foresti” il nome Toulì è piaciuto molto. Ad oggi, curiamo la distribuzione internamente, mentre Matteo opera come coordinatore della strategia commerciale e di promozione del prodotto. Alcool e spiriti rappresentano un settore dinamico. Traguardiamo l’operatività tramite distributori in futuro (ipotesi 2026). Una scelta che dipende ovviamente dai volumi di produzione: mille bottiglie nel 2024, tremila nel 2025. 100.000 bottiglie rappresentano un obiettivo realistico per l’intera area del genovesato…

Pietro, grazie di questa conversazione ricca di spunti e progettualità. Un brindisi (ovviamente con Toulì) con te e Matteo a un ottimo 2025. 

Luisa Puppo, BioVoci



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