Jonathan Nossiter e l'insurrezione culturale

jonathan nossiter, insurrezione culturale

Sotto l’abete natalizio quest’anno ho fatto trovare a Luisa un libro prezioso, dal titolo emblematico, “Insurrezione culturale. Per una nuova ecologia della cultura”, a firma Jonathan Nossiter e Olivier Beuvelet, edito da DeriveApprodi qualche anno fa… 

Conoscevo bene Nossiter, avendo ammirato il suo (lungo ma entusiasmante) docufilm “Mondovino” apparso nel 2004, dove celebrava gli autentici mosti d’uva in contrapposizione alla devastazione chimica che li ha snaturati. 

In questo libro, scritto con un critico cinematografico, il regista statunitense, nato a Washington nel 1961, recupera alcuni dei temi che da sempre più gli stanno a cuore, con la consueta resilienza provocatoria. E “recupera” anche, nelle oltre 200 pagine, modi di vinificare quasi ancestrali, appannaggio di ruralità meritorie che perpetuano un legame osmotico con la natura. 

Nossiter individua nei vignaioli/contadini che non si sono prostituiti al profitto globale i primi “custodi” cui affidare la salvaguardia dell’agricoltura, insidiata dall’antropocene, dal climate change, da una disparità socioeconomica sempre più divaricante a livello mondiale. 

E propugna una sollevazione pacifica, che ridia valore alle campagne, alle filiere brevi, agli artigiani, al buonessere, in contrapposizione ai tecno-dominii, ai prodotti seriali, al vivere straniante, ovvero ad un “progresso” che davvero non è sviluppo. 

Non poteva non tornarmi alla mente la sequenza finale di “Mondovino”, e la coppia di “ostinati” anziani che in Sardegna produceva una Malvasia di Bosa senza eguali, i loro due bei volti giovani, accesi dal sole dentro un tramonto arancio. Grazie.
Umberto Curti

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