5 giugno, Giornata mondiale dell'ambiente
Fu infatti durante gli anni ’50-’60 del Novecento che l’ecologia si impose nell'insegnamento accademico e nella ricerca, e aprì prospettive nuove alla comprensione del rapporto tra umanità e natura. Dalle radici del “primevo” protezionismo fiorì dunque – anche in un divergere di intuizioni e correnti - una sensibilità più ampia per le complesse interazioni tra società e ambiente, tra fare e habitat umani. Il tema – per così dire - dalle élites si trasferì alle masse, ne divenne appannaggio, e l’ambiente naturale assurse a consapevolezza e “diritto” di tutti. Ambientalisti sono oggi anche i vari movimenti sociali (reti, comitati…) tesi globalmente a salvaguardare l’ambiente e a contrastare in senso politico e operativo le attività umane che vi impattano negativamente. Tutto ciò ha peraltro, inevitabilmente, origini ideologiche “antiche” (Jean Jacques Rousseau, Henry David Thoreau, Ralph Waldo Emerson, George Perkins Marsh*, John Muir**…), ed è debitore a chiunque non abbia opportunisticamente visto nell’ambiente solo uno strumento per l’esistenza e per l’agire (anzitutto economico) dell’uomo. Diacronicamente, durante gli anni ’20 del Novecento nacque anzitutto l'ecologia sociale urbana, ad opera della cosiddetta Scuola di Chicago, istituita nel 1914: la ricerca ecologica e quella sociologica confluirono nell'analisi dell'interazione tra mondo naturale e società umane. Nel 1945-48 l'Unesco via via promosse l'Unione internazionale per la promozione della natura. E alcune opere pubblicate in tale periodo concorsero a creare la sensibilità moderna: tra di esse, certo i libri di Rachel Carson, in primis Primavera silenziosa, sui rischi associati all'industria chimica (il libro, contro l'uso indiscriminato dei pesticidi, destò notevoli polemiche e interesse, e stimolò lo sviluppo della legislazione ambientale); il libro del “neo-malthusiano” Paul Ehrlich (The Population Bomb) sull'esplosione demografica, da sùbito un vero caso editoriale; e i manuali di ecologia dei fratelli Eugene e Howard Odum (Fundamentals of Ecology…), che contribuirono a consolidarne l'insegnamento. Il 23 aprile 1970 fu dichiarato primo Giorno per la Terra, e il 1970 Anno europeo per la conservazione della natura… L’ambientalismo stesso si è da allora ramificato – anche nei Paesi in via di sviluppo e con andamento transnazionale - non solo grazie alla portata delle proprie convinzioni, ma anche per gli effetti di grandi eventi globali (sviluppo e mondializzazione, scienza e tecnologie, inquinamento delle città, consumismo, rapidissimi mutamenti culturali, catastrofi climatico-naturali e industriali, rifiuti tossici…). Raggiunto il benessere economico, dagli anni ’70-‘80 la generazione post-industriale sviluppò infatti valori meno materialistici, centrati invece sulla qualità della vita, l'uguaglianza e i diritti, l’attenzione verso gli “ultimi”, la partecipazione (la “libertà” secondo il nostro cantautore Giorgio Gaber), e dunque anche la protezione dell'ambiente, teatro della vita, e della terra, forziere nutrizionale. I movimenti ambientalisti si intrecciarono pertanto, caso per caso, con movimenti pacifisti, femministi, anti-nucleari, per i diritti civili, ed in difesa delle minoranze. Nel mondo ancora divisissimo dalla "guerra fredda" e dagli arsenali nucleari a portata di pulsante, minacce costanti, trovarono anche spazio ambientalismi proiettati come noto alla spiritualità, alle folk society, e motivati da valori etico-culturali-religiosi... Poi progressivamente presero campo anche posizioni ecoterroristiche, di occupazione, sabotaggio ed esproprio, involutesi dentro quelle fazioni no-global ed anarco-insurrezionaliste che poi, come testimoniato da fatti incresciosi, pianificarono e produssero violenze durante alcuni summit (si pensi a Genova 2001…) dei “potenti della terra”… In definitiva l'ambientalismo, nato nel XIX secolo dal desiderio di proteggere le bellezze della natura, poi, nel corso del XX secolo sempre più associato alla scienza, alla politica e a istanze di cambiamento sociale, non ha prodotto un modo di pensare ed agire omogeneo (difficile misurare quanto ciò gli abbia nuociuto). Della sua storia si sono specificamente occupati, negli Stati Uniti, Donald Worster e Alfred Crosby (di fatto il primo storico ad inserire l’ambiente nella spiegazione degli eventi…), e in Gran Bretagna – non a caso la prima nazione industriale, carbone, manifatture, classe operaia… - Thomas Keith, cui dobbiamo anzitutto L’uomo e la natura. Dallo sfruttamento all’estetica dell’ambiente (1500-1800), edito in italiano da Einaudi. L’ambientalismo, pertanto, è piuttosto sfociato in un ricco e variegato insieme di idee, organizzazioni ed azioni, tra cui corrono legami più o meno intensi, o distanze più o meno incolmabili. Scriveva l’economista e sociologo James O’Connor nel 1988 che «Nonostante l’ambientalismo costituisca uno dei più importanti movimenti sociali sia negli Stati Uniti sia negli altri paesi, e nonostante la crisi ecologica abbia ormai raggiunto il mondo intero, i marxisti e i socialisti hanno fatto finora pochi e deboli tentativi per dare una spiegazione teorica coerente di questi fatti». Tra le organizzazioni ambientaliste più grandi (per associati e budget) oggi figurano sia organizzazioni transnazionali, come Greenpeace e la federazione internazionale di Friends of the Earth, sia alcune organizzazioni nazionali robustamente radicate. Nel 2019, al quesito su che importanza la tutela ambientale rivestisse per loro personalmente, il 94% dei cittadini europei la reputava importante. E più della metà (53%) la reputava molto importante. Ma la questione se l'ambientalismo sia in aumento o decremento è peraltro discussa. Regna tra gli studiosi un diffuso sospetto che in molti Paesi occidentali l'associazionismo ambientalista sia giunto al picco all'inizio degli anni ’90 del Novecento, e si sia poi attenuato e abbia ristagnato. Ricerche empiriche hanno evidenziato un mutamento forse più sottile: da una parte, v'è stato sì un decremento dell'impegno politico ambientalista, sia in democrazie avanzate, sia in democrazie ancora in via di sviluppo. Da un’altra, sono cresciute nella cittadinanza condotte e attitudini sensibili... Va detto che, dall'anno 2000 circa, si è sparsa tra scienziati e storici la convinzione che la storia recente denoti una netta discontinuità con le ere precedenti. La scienza ambientale ha provato che l'umanità ha acquisito una funzione diretta nell'influenzare (disequilibrare) sistemi ambientali globali, in particolare agendo sui cicli biochimici del carbonio, azoto e zolfo. Alcuni parlano persino di una nuova era geologica, detta antropocene, iniziata per certi aspetti dall’inizio dell’Ottocento. Secondo alcuni storici, a datare dalla fine della seconda guerra mondiale la storia ha vissuto una "irrefrenata accelerazione", indotta dall'esplosione demografica, il nucleare, la crescita di emissioni di carbonio e veloci ed estesi impatti sulla biosfera. Alcuni di questi mutamenti parrebbero rallentare, ma altri tuttavia no. La società ha appena iniziato ad “adattarsi” a questa nuova realtà, e forse è già troppo tardi.... Indipendentemente dalle azioni nel breve termine, l'impatto umano sui sistemi ambientali si manifesterà per decine di millenni. In tale contesto, oltremodo inquietante, nell'agosto 2018 la giovanissima svedese Greta Thunberg ha organizzato tutti i giorni del mese un'attività di protesta sedendosi fuori del Riksdag (il Parlamento di Stoccolma), con un cartello che recitava "Skolstrejk för klimatet" (“sciopero scolastico per il clima”). La sua protesta fu presto recepita da molti altri giovani di tutto il mondo, dando vita al movimento Fridays for Future. All'inizio degli anni 2020, sondaggi di opinioni su scala internazionale e globale hanno indicato che la preoccupazione per l'impatto del cambiamento climatico globale si è ormai molto diffusa. Esiste anche una diffusa propensione a cambiare il modo di vivere per combattere “quotidianamente” gli effetti del riscaldamento globale, assieme nondimeno (sulla scia di Barry Commoner ed altri bio-ecologi) ad un’incertezza sull'efficacia degli sforzi correnti, che paiono a volte vanificati dalle politiche e dalle condotte sconcertanti, e/o discontinue, dei Paesi maggiori...
*https://www.economiaefinanzaverde.it/2021/07/23/george-perkins-marsh-primo-ambientalista-moderno/
**https://www.pangea.news/john-muir-ritratto-natura/
Umberto Curti
Commenti
Posta un commento