Un quarto d'era (geologica) di celebrità
Mercoledì
18 giugno 2025 si è svolta la prima prova dell’Esame di Stato, più comunemente
noto a tutti come l’esame di Maturità. Si è trattato della prova scritta, della
durata massima di sei ore, che accerta sia la padronanza della lingua italiana
sia le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche degli studenti. Di
seguito il link ai testi della prova:
https://www.istruzione.it/esame_di_stato/202425/default_anno.htm
Per chi
ha già vissuto questa esperienza, al solo sentire nominare le parole “esame di
Maturità” si smuove dal cuore un fiume in piena di emozioni e ricordi: scorrono
davanti agli occhi gli anni del liceo, i volti delle compagne e dei compagni di
classe, i primi innamoramenti travolgenti, i professori amati o odiati, tanti
pomeriggi passati sui libri, le prime compagnie… un turbine che riporta alla
mente quello che per tanti è stato il periodo più bello e spensierato, carico
di tanti sogni e di una grande energia, vissuto con la mente e il cuore liberi
da pregiudizi e colmi di un entusiasmo totale per la vita, scevro da ogni
disillusione.
Per chi
sta invece vivendo l’esame di Maturità in questi giorni da attore protagonista (le
prove orali infatti sono ancora in corso di svolgimento), i sentimenti
prevalenti sono probabilmente ansia, preoccupazione e sfinimento, con il
miraggio di aver presto finito tutto per godersi finalmente una giornata al
mare in relax. Ci penserà poi il tempo a trasformare questi giorni faticosi in
dolci ricordi. Impossibile non pensare alla splendida canzone di Antonello
Venditti “Notte prima degli esami” che racconta con maestria e sentimento
questo importante momento di passaggio nella vita di tanti ragazzi.
Ma
immaginiamo ora di essere uno di loro all’esame scritto il giorno 18 giugno
2025, mentre leggiamo i testi delle proposte… la prima è su Pier Paolo Paolini,
poi Giuseppe Tomasi di Lampedusa, poi Piers Brendon e gli anni Trenta… proseguiamo
finché giungiamo ad una citazione di Telmo Pievani, gli occhi scorrono sul
titolo che coglie subito la nostra attenzione:
Un quarto d’era (geologica) di
celebrità, in Sotto il vulcano, Feltrinelli, Milano, 2022, pp.
30-31.
Proseguiamo incuriositi alla lettura
della proposta di esame:
«I nostri successori studieranno
l'Antropocene e capiranno il vicolo cieco in cui ci siamo infilati. […] Le
firme sedimentarie dell'attività umana negli ultimi decenni del Novecento sono
tali e tante che anche il più tonto dei geologi del futuro non potrà non
vederle. […] Quanto pesano tutti gli oggetti del mondo? Sembra la domanda
disarmante di un bambino e invece adesso è diventata, grazie ai big data, una
curiosità scientifica piena di significati. […] Immaginate tutto ciò che
l’umanità ha prodotto e costruito: tutti gli edifici sulla Terra, tutte le
strade, treni aerei navi auto camion moto biciclette e ogni altro mezzo di
trasporto, le fabbriche, le macchine. Ora aggiungete le suppellettili e gli
arredi, gli strumenti, i telefonini, i computer, le stoviglie, i vetri, gli
infissi, la carta di questa rivista. Insomma, prendete la tecnosfera materiale
nella sua globalità, costituita da ogni artefatto umano distribuito sulla
superficie terrestre, e mettetela su una bilancia. Vi verrà fuori un numero,
stratosferico.
L’unità di misura adatta all’impresa
è la teratonnellata, cioè mille miliardi di tonnellate. Ed ecco il numero
fatidico: tutte le cose umane, dai grattacieli agli apriscatole, ed esclusi i
rifiuti, nel 2020 hanno raggiunto il ragguardevole peso di 1,1 teratonnellate,
ovvero mille e cento miliardi di tonnellate. Questa è la dimensione dell’immane
flusso materiale che sta alla base del metabolismo attraverso il quale
l’umanità incessantemente trasforma in prodotti ed energia le materie prime
presenti in natura.
Se scomponiamo l’insieme di tutti i
manufatti umani e vediamo di cosa sono fatti, scopriamo che il calcestruzzo e
gli aggregati di ghiaie e sabbie la fanno da padrone, seguiti dai mattoni, poi
dall'asfalto, dai metalli e infine da plastiche, vetro e legno usato in
industria. I ricercatori hanno anche calcolato gli andamenti della massa
antropogenica dall'anno 1900 in poi. La curva si impenna dopo la fine del
Secondo conflitto mondiale, appunto, quando la “grande accelerazione” della
ricostruzione gettò le basi del benessere dei paesi industrializzati, ma al
prezzo di un enorme consumo di suolo e di risorse. […] Con tecniche analoghe si
può calcolare anche la massa complessiva degli esseri viventi sulla Terra, cioè
la biomassa. Ebbene, il valore complessivo di quest'ultima è 1,1
teratonnellate, millecento miliardi di tonnellate: esattamente come la massa
antropogenica! Ciò significa che proprio nel 2020 la somma degli oggetti umani
ha eguagliato tutto il resto della vita messo insieme. E pensare che agli inizi
del Novecento le cose umane valevano il 3 per cento rispetto al peso degli
esseri viventi. […]
Quindi noi umani, che contribuiamo
solo per lo 0,01 per cento alla biomassa globale, abbiamo riempito il mondo di
1,1 teratonnellate di cose. Questa è l'impronta schiacciante dell'Antropocene.
Senza una rapida transizione del sistema economico mondiale verso modelli
circolari, la massa antropogenica continuerà a raddoppiare ogni vent'anni,
sfuggendo al controllo. Nel nostro geologico quarto d'ora di celebrità, ci
siamo fatti notare».
Continuiamo
ad impersonare il nostro caro studente. Così, mentre leggiamo questo testo
d’esame, seduti al nostro banco, i termini da geologo ci riportano subito ad
una dimensione scientifica, razionale, tecnica. La chiarezza descrittiva
dell’autore si concretizza in una lucida ed impietosa narrazione di fatti e
numeri dalle dimensioni spropositate, che rappresentano, da un punto di vista
inusuale, l’impatto impressionante che la specie umana sta imponendo deliberatamente
a questo pianeta e alle sue stesse generazioni future, portandosi rapidamente
in un vicolo cieco, come lo definisce l’autore. Tutto questo è avvilente e umiliante.
Con la testa, come per proteggerci da questa visione disarmante, torniamo alle
altre proposte d’esame, per un attimo torniamo a Pasolini che volge il capo
alla luna e ode il canto antico dei grilli nella quiete notturna, riflettendo
sulla propria esistenza e sullo scorrere del tempo, proprio mettendoli in
relazione alla natura. Toniamo alle soffici trecce nere di Angelica promessa
sposa di Tancredi, ai i vigneti di Gibildolce ed ai granai di Settesoli, al lento
declino dell’aristocrazia borbonica siciliana descritta da Tomasi di Lampedusa.
Torniamo al New Deal degli anni Trenta e alle parole del Presidente Roosevelt «Insieme
non possiamo fallire», parole che risollevarono l’America.
Ma allora
ci chiediamo, nei panni del nostro studente di 19 anni con tutta la vita
davanti, che senso abbiano queste meravigliose opere di poeti e scrittori, che
scavano nell’animo e nell’essenza umana, che raccontano vicende di affascinanti
epoche e culture passate, di politici che hanno cambiato il corso della storia
con il loro coraggio e la loro determinazione, e, più in generale, che senso
abbia la creatività, la genialità dell’essere umano che produce arte, che
scopre cure mediche, che esplora lo spazio? Qual è il senso, se dall’altra parte
perpetriamo silenziosamente con ostinata abnegazione la distruzione sistematica
del nostro Pianeta e delle nostre risorse, incuranti delle gravissime
conseguenze che già sono sotto gli occhi di tutti e che mettono in serio dubbio
la sopravvivenza stessa della nostra specie, generando immensi cumuli di
cemento, mattoni, asfalto, materiali vari (rifiuti a parte) che raddoppieranno
a 2,2 teratonnellate di massa antropogenica nei prossimi 20 anni? E ancora:
oggi l’attualità ci racconta di grandi vantaggi economici per l’apertura di
nuove rotte commerciali grazie allo scioglimento dei ghiacci polari per cause
antropogeniche, di guerre per il possesso di materie prime denominate “terre
rare”, di riarmo militare e bombe atomiche come deterrente per il mantenimento
della pace. In questo contesto globale, le tematiche ambientali e di
sfruttamento delle risorse sembrano ormai essere l’ultimo dei problemi dei
grandi governanti della terra.
Eccolo
qui, il nostro geologico quarto d'ora di celebrità, forse fin troppo, in cui ci
siamo fatti notare. Ci penserà la terra a rimettere tutto in ordine in qualche
centinaio di milioni di anni, e di quel quarto d’ora di celebrità resteranno
poche tracce… tra gli strati di roccia sedimentaria di nuove meravigliose
montagne, fiumi e mari che si formeranno, tra fossili di conchiglie, si
troveranno resti di cemento, mattoni e asfalto, a monito per eventuali altre
specie, più intelligenti della nostra, che verranno.
Dismessi
i panni dello studente maturando, ritorno nei miei 51 anni di padre di due ragazzi
adolescenti, mentre continuo a pensare a quelle 2,2 teratonnellate di massa
antropogenica che tra vent’anni sarà il doppio o più, di quella biomassa, di
cui noi esseri umani siamo lo 0,01 per cento. Avrò 71 anni e si avvicinerà il
momento di sciogliere le vele. Potrò dire di aver combattuto una buona
battaglia? Potrò guardare negli occhi i miei figli e i miei nipoti? Farò del
mio meglio, la consapevolezza del punto di svolta in cui ci troviamo è
consolidata nella mia mente, come è chiaro nella mente di tante altre persone
che hanno aperto gli occhi. Il mio impegno divulgativo prosegue come Guida
Ambientale sul territorio e qui, con queste righe che ho la fortuna di poter
scrivere, su questo blog indipendente, che dà voce a tutti coloro i quali
credono fermamente che il cambiamento sia ancora possibile, in tanti modi,
anche con piccoli gesti, ma soprattutto con un cambio culturale profondo, da
seminare con cura e dedizione nelle nuove generazioni, per dare loro speranza e
strumenti utili a cambiare direzione.
Riccardo Poggio, Guida Ambientale Escursionistica
Grazie, Riccardo, per il tuo intervento che ci riporta.......sulla Terra. Pare proprio che abbiamo intrapreso una scellerata corsa verso l'autodistruzione. Io sono più anziano, ho 67 anni, ma sono ugualmente preoccupato per il destino del nostro pianeta e per chi verrà dopo di noi. Cerco nel mio piccolo di "consumare" con discernimento, di lasciare meno tracce possibili. È dura, difficile, ma con l'impegno di tutti........
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