Rigantoca, correre nella natura e con se stessi

 

le celebri fioriture sul monte Antola

Camminare, scoprire... Ogni pretesto per trascorrere una giornata immersi nella natura è sempre un’occasione da non lasciarsi sfuggire. A volte in solitaria, a volte insieme a famiglia o amici e, perché no, a volte anche condividendo il tracciato con centinaia di escursionisti! Potrebbe sembrare un ossimoro, eppure esistono realtà capaci di combinare tutto questo in maniera armonica, offrendo eventi all’aria aperta che diventano vere e proprie pietre miliari per l’esperienza di un amante di sentieri e montagne.

Oggi in tal senso vi racconto della Rigantoca, la bellissima manifestazione non competitiva organizzata, da ben 25 anni, dal CAI di Sampierdarena.

Nasce dall’idea dei due amici Vittorio ‘Gino’ Vichi e Giuseppe ‘Giuse’ Burlando che, ispirati dai racconti delle traversate intraprese dalle generazioni precedenti, nel 1998 studiano e mettono a punto un percorso escursionistico sulla base della segnaletica FIE che possa collegare in una sola giornata di cammino Genova con il monte Antola nel comune di Propata, la vetta per eccellenza dei genovesi. Ma se in passato si dovevano coprire lunghe e faticose distanze quasi sempre per necessità (scambi commerciali, approvvigionamento, rifugio dalla guerra, allevamento), lo scopo di questa lunga escursione diventa un’occasione per mettersi alla prova divertendosi, godendo al contempo della natura circostante e della compagnia reciproca.

La data decisa per testare il percorso è il 24 giugno. Gino e Giuse partono da Righi prima dell’alba e dopo 13 ore di marcia arrivano stanchi ma felici al loro personalissimo traguardo, Caprile, il centro abitato più vicino all’Antola, dove possono brindare con un aperitivo tra risate compiaciute insieme ad una folla festante intenta a celebrare S. Giovanni. Me li immagino: volti abbronzati, segni di rovi sulle gambe, scarponi finalmente slacciati e una grande soddisfazione che sprigiona dai volti mentre attendono che l’autista designato li venga a raccattare. 

(Vi consiglio di leggere un estratto del racconto di Gino sulla pagina ufficiale della Rigantoca Rigantoca | CAI Sampierdarena).

I due amici decidono quindi di presentare al CAI di Sampierdarena l’idea di una manifestazione, che percorra il medesimo tracciato, a cui tutti gli escursionisti con gamba buona possano iscriversi e partecipare. L’organizzazione non è semplice: lo sviluppo è di 43,21 km (all’incirca una maratona) con un dislivello positivo di 1950 metri e 1200 metri in negativo. Serve manutenzione dei sentieri, segnaletica specifica e tanti soci pronti ad assistere sia gli organizzatori che i partecipanti…

Con il patrocinio del Parco Antola, il supporto della FIE e delle Pro Loco dei comuni attraversati, nel giugno del 2000 si dà il via alla prima edizione della Rig.Anto.Ca, acronimo delle tappe Righi/Antola/Caprile, che riporta nel logo il disegno dello sviluppo altimetrico del percorso fatto di salite e discese importanti. Tra piogge torrenziali e modifiche del percorso necessarie, ma con partecipanti sempre più numerosi che si presentavano al punto di partenza, la Rigantoca si è affermata negli anni non solo come un evento annuale da segnare a calendario ma come un’occasione da attendere con entusiasmo misto a timor reverenziale, da preparare allenandosi duramente, condividendo l’adrenalina con i compagni di avventura, facendola diventare un vero appuntamento imperdibile.

Ed è proprio con tale stato d’animo che quest’anno io, Cesco (il mio compagno) e Fede (un caro amico) ci siamo iscritti alla nostra prima Rigantoca. Ce ne avevano parlato alcuni soci CAI che con grande trasporto ne raccontavano gesta, aneddoti e curiosità durante le gite sezionali. Chi descriveva la discesa ad Avosso come spaccaginocchia, chi aveva contato più di 20 zecche rimosse con pazienza al ritorno a casa, chi tesseva le lodi del buonissimo brodo (ebbene sì, avete capito bene) fornito ai partecipanti presso uno dei ristori lungo il percorso. Insomma, era difficile rimanere immuni dal fascino di quella che sembrava essere una vera e propria avventura, impegnativa ma indimenticabile. Con un po’ di incertezza, non sicurissimi di riuscire nell’impresa, una volta preso coraggio ed effettuata l’iscrizione abbiamo investito i fine settimana precedenti allenandoci con escursioni sulle lunghe distanze per macinare chilometri e prepararci sia fisicamente che mentalmente allo sforzo. Non solo, utilizzando tutte le informazioni tecniche reperibili dal sito ufficiale dell’evento, abbiamo combinato le nostre competenze organizzative e matematiche (grazie Fede…), producendo una tabella che riportasse le tempistiche esatte da rispettare per terminare con successo la traversata, superando la chiusura dei checkpoint entro il tempo limite, ovviamente senza dimenticarci di riposare e rifocillarci ai punti acqua/cibo, per noi il vero punto focale dell’esperienza. L’obiettivo era chiaro: non potevamo ritirarci senza aver prima assaggiato il famoso brodo fatto in casa presso Pentema, all’incirca dopo 30 chilometri. Un ottimo stimolo!

Finalmente arriva il giorno del “verdetto”: si parte dalla Casa Rossa del Righi alle 04:30 del mattino. Immersi nel buio della notte e nella nebbia mattutina ritiriamo il nostro cartellino, che dovrà essere punzonato per registrare il passaggio di ogni partecipante tappa per tappa dai volontari CAI, garantendo la massima sicurezza e il monitoraggio della manifestazione.
Fino all’alba si procede al buio illuminati dalla sola luce delle frontali, immersi nel silenzio della natura ma accompagnati dal suono ritmico e incalzante di passi e bastoncini da trekking.

Con il levar del sole il paesaggio si mostra in tutta la sua bellezza, evidenziando le caratteristiche tipiche di ogni territorio attraversato e le sue incantevoli sfumature.

C’è chi corre, chi cammina, chi si siede a riposare, ognuno con il proprio passo ma con la stessa voglia di vivere questa giornata a pieno, lasciandosi guidare dalle indicazioni segnaletiche posizionate lungo la via. Ad ogni punto ristoro veniamo accolti con sorrisi e gentilezza dai volontari, che ci offrono crostate, torte, acqua e bevande reintegranti che ci fanno letteralmente dimenticare la stanchezza e i piccoli fastidi che pian piano si fanno sentire. Assaporare il brodo di Pentema con largo anticipo sulla nostra tabella di marcia è una enorme soddisfazione! Ormai non ci ferma più nessuno!

Il tempo si dilata moltissimo e la percezione delle ore che passano è decisamente falsata, al punto che ci sembra di essere in cammino da tutta la vita e forse non abbiamo fatto altro.

Dopo quella che sembra una settimana raggiungiamo la vetta dell’Antola letteralmente stregati dal panorama che si staglia intorno a noi. Dalla croce ammiriamo il lago del Brugneto, i dolci rilievi, le valli assolate, le fioriture sui crinali. Lo spettacolo - e la fatica - ci lasciano senza fiato. Da Genova all’Antola in una giornata, ce l’abbiamo fatta!

Rimane la discesa impegnativa fino a Caprile dove però ci attende l’agognato traguardo con abbracci soddisfatti, foto di rito, medaglia, gadget, e un pranzo a base di prodotti del territorio - offerto dalla Pro Loco - che ci gustiamo con grande piacere. Nel caso in cui, per qualsiasi motivo, ci si dovesse fermare lungo il percorso o non si riuscisse ad arrivare in tempo al check point, una valida squadra di volontari con il ruolo di chiudi fila, o ‘scope’ in gergo tecnico, è pronta a fornire tutto il supporto necessario non lasciando indietro davvero nessuno. Per agevolare il ritorno a casa sono poi messe a disposizione diverse navette che ad orari cadenzati riconducono tutti i camminatori a Genova senza dover scomodare amici e parenti per un passaggio.

E’ proprio l'efficiente e rodata organizzazione il fiore all’occhiello dell’evento, che permette davvero a tutti di cimentarsi nell’impresa, sicuri di poter essere assistiti in ogni fase del percorso, senza preoccuparsi di nulla se non di camminare, a differenza dell’incognita avventura che Gino e Giuse avevano vissuto nella loro prima traversata.

Ma tutto questo che vi racconto è solo la meravigliosa struttura che fa da cornice all’aspetto fondamentale della Rigantoca: vivere appieno dell’esperienza, solcando con passione ogni chilometro, tornando a casa arricchiti di sensazioni e ricordi da conservare e condividere nel tempo, magari con il desiderio di iscriversi nuovamente alle future edizioni di questa marcia. Io, Cesco e Fede cercheremo di esserci per quella del 2026, e voi?

Vi aspettiamo, sperando di brindare insieme…con un bicchiere di brodo caldo in quel di Pentema.

Per maggiori informazioni vi lascio il link al sito ufficiale dell’evento dove potrete trovare tutte le informazioni necessarie ed i contatti della Sezione CAI di Sampierdarena:

Club Albino Italiano - Sezione di Sampierdarena

Via B. Agnese, 1 cancello

16151 Genova (Ge)

Tel/fax +39 010 466709

sampierdarena@cai.it

Buona Rigantoca!

Elisa Sardi

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