Negare l'evidenza o correre ai ripari?

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Malgrado i complottisti che tuttora negano l'evidenza, il mutare globale del clima condiziona ormai direttamente o indirettamente le nostre quotidianità. La terra s’arroventa, i ghiacciai si liquefanno, e se ciò è sempre avvenuto, gli ultimi 50 anni “antropocenici” hanno purtroppo velocizzato una vera e propria catastrofe.

I poli, più “fragili”, stanno già pagando il fio della nostra cecità e del nostro “profitto”, ma anche l’Italia assiste ad estati sempre più canicolari e siccitose, ad incendi, e poi le bombe d’acqua, sempre più concentrate nello spazio e nel tempo, con esondazioni, frane…

L’agricoltura, specie quella “convenzionale”, sembra quasi non riuscire a star dietro e a tener testa a tali accelerazioni.

Il “management” delle coltivazioni e delle stagionalità ci chiama ad una resilienza ricca di buone prassi, capace di ascoltare ancor più di prima i terreni e le piante.

La fauna stessa è posta ormai a dura prova, si pensi anche solo al caso della lepre delle Alpi, che sbianca il proprio manto in una stagione dove - ormai - ancora non nevica, in tal modo esponendosi ai predatori...

Ecosistemi e biodiversità hanno dunque bisogno dell’aiuto di tutti, e anche il nostro minimo gesto quotidiano (la raccolta differenziata, la prevenzione degli sprechi, gli acquisti da filiere accorciate…) può concorrere alla sopravvivenza del Pianeta (prima che sia troppo tardi, ammesso che già non sia troppo tardi).

Umberto Curti

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