Un Natale per l'ambiente e la salute
Un Natale più sostenibile? Sì, grazie. L’86% degli italiani dichiara – ammette - di sprecare cibi durante le Feste di fine anno, e purtroppo ne derivano, anzitutto, tonnellate e tonnellate di rifiuti in discarica.
Ma proprio in questi giorni la (cosiddetta) cucina italiana è
assurta a patrimonio UNESCO, e pochi momenti simboleggiano – un po’ in tutte le
regioni - letizia e convivio quanto i pranzi di Natale, riti oggi come ieri di
famiglia, occasioni in cui preoccuparsi poco dell’orologio…
Si debbono e si possono allora
mettere in atto alcune strategie di buon senso per un Natale più sostenibile e
salutare, che rendano questi pranzi meglio bilanciati, meno impattanti sia dal
punto di vista ambientale sia dal punto di vista della salute e del benessere,
così – da una parte - da nuocere il meno possibile al Pianeta e così –
dall’altra, quella che sembra riguardarci più “immediatamente” - da arrivare a
fine pasto avendo assaggiato con piacere un poco di tutto…
Si tratta in primis di far la spesa in modo razionale
e…regionale, privilegiando i mercati rionali e i prodotti del territorio, i
farmer market e gli acquisti “comunitari”. Il compianto Gino Veronelli,
“camminando” le osterie per penetrare l’autentico genius loci italiano, molti
anni fa provocatoriamente già affermava che il peggior vino contadino è
migliore del miglior vino industriale…
Ciò che è di stagione e ciò che è “bio” può infatti
perfettamente sostituire (o comunque accompagnare) ciò che è esotico e talvolta
modaiolo, ciò che attraversa il mondo su camion e aerei inquinanti. Le filiere
brevi, le varietà ortofrutticole locali, le certificazioni DOP possono
rappresentare scelte ottimali se ci interessa l’origine, la tracciabilità di
quel che mettiamo in tavola - e nell’organismo - . Per converso, sarà bene evitare
produzioni non etiche, alimenti OGM, confezioni sulla cui etichetta è difficile
decifrare provenienze e ingredienti, tanti sono gli additivi che vi
compaiono…
In tal senso, da molti anni, chi qui scrive non si stanca di esortare i propri Lettori e gli appassionati verso un “ritorno alla cucina”, poiché conoscere dal di dentro le qualità della materia prima è essenziale anche per ottimizzarne la manipolazione (e questo è un assioma che praticò prima di tutti il notissimo chef milanese Gualtiero Marchesi, vate della nouvelle cuisine, che non a caso affermava “il cuoco è un cuocitore”). Cucinare nella propria cucina, inoltre, diviene oggi l’antitesi necessaria al cibo usa-e-getta, ai sapori indifferenziati, alla chimica delle catene industriali (molti bambini sono obesi proprio in quanto si abbuffano di trash food).
Le regioni italiane, e
certo non ultima la Liguria, permettono in tal senso molti ecomenu
interessanti e salubri: qui da noi mi limito a menzionare i sott'olii, le
focacce, le farinate e i cuculli, i ravioli di verdura, i natalini (maccheroni)
in brodo - che vedete nella foto - , il minestrone alla genovese, la mes-ciùa
spezzina, i ceci in zimino, i risotti, gli gnocchi e i testaroli (col pesto),
le torte di verdura, il polpettone, le verdure ripiene, il pandolce, le torte e
i biscotti con frutta e/o spezie, il castagnaccio, la spungata di Sarzana… Non
v’è che l’imbarazzo della scelta.
Occorrerà poi servire porzioni ragionevoli, poiché ad
es. l’assalto agli antipasti, e ai lievitati, non di rado può “condizionare” in
negativo il seguito del banchetto.
In base alle portate prescelte, si potrà poi immaginare già a
monte anche qualche positivo riciclo antispreco, un po’ come facevano le
nostre nonne (dai risotti, tanto per dire, originano l’indomani squisiti
supplì…), oppure una surgelazione, così da non destinarli alla pattumiera.
L’acqua in caraffa, poi, sarà certo più “sostenibile”
di quella nelle bottiglie di plastica, così come si potrà, ove opportuno,
utilizzare stoviglie eco-compatibili, da smaltire nell’umido così che si
trasformino in compost.
L’atmosfera potrà riuscire calda ed intima grazie a candele
naturali, e per alcuni ornamenti si potranno impiegare materiali di
recupero, spazio alla creatività.
Quanto infine ai doni, la
priorità pare sempre di più spendere con intelligenza, pensando al
destinatario, e cercando di donare qualcosa che abbia un senso e che duri. Il
gesto del dono potrebbe poi estendersi anche in àmbito di beneficenza, dato che
vi sono molte organizzazioni le quali a Natale attendono un nostro aiuto per
soccorrere chi ha meno di noi. I genovesi, con finalità filantropica, serbavano
una fetta di pandolce per chi avesse bussato all’uscio: cerchiamo di
attualizzare quel bel pensiero, faremo del bene non solo al prossimo ma anche a
noi stessi.
In conclusione, le Feste tuttora costituiscono davvero una pausa di gioia e di riflessione, che può favorire scelte consapevoli e concrete anche in termini ecologici e salutistici. Fuggiamo via dalle code in auto, dai consumi massificati e disattenti, dai regali effimeri, dai botti di Capodanno che tanto nuocciono agli animali (e talvolta anche agli arti degli umani...). E recuperiamo alle Feste una dimensione meno frenetica e consumistica, e più interiore e solidale.
Umberto Curti


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