Conversazione con Beatrice Verri




Care Lettrici e Lettori di BioVoci, ho il piacere di introdurvi questa volta la Dottoressa Beatrice Verri, Direttrice della Fondazione Nuto Revelli: “La Fondazione custodisce e valorizza uno dei più importanti archivi orali d’Italia e nasce per portare avanti i valori che Nuto Revelli – alpino in Russia, partigiano, ricercatore della memoria contadina, testimone dell’Italia contemporanea – portò avanti con la sua opera”. Al grande scrittore piemontese Umberto Curti ha - non a caso - dedicato uno dei lemmi di Sostenibilità e Biodiversità, un glossario (ed. Sabatelli, Savona, 2023).

La Fondazione è presieduta da Marco Revelli (figlio di Nuto), professore di Scienze della politica, saggista e giornalista. Essa risulta uno dei più importanti archivi di storia orale d’Italia, conserva e valorizza più di mille ore di registrazioni, di recente restaurate e digitalizzate, oltre a più di 50 metri lineari di fotografie, lettere, testimonianze sulla seconda guerra mondiale, sulla lotta di liberazione dal nazifascismo, sugli Alpini in Russia, sul mondo contadino…

LUISA PUPPO Mi ha colpito “Ricordati di non dimenticare”, la lezione di Nuto Revelli dentro le parole con le quali la Fondazione si presenta: coltivatori di memoria, tra la Storia e le microstorie del mondo contadino e della montagna. Le sezioni del vostro sito rimandano a patrimonio e fonti (archivi e biblioteca), semi (i progetti), germogli (l’interazione con le giovani generazioni), raccolti (cultura). Dottoressa Verri, una scelta di comunicazione precisa…

BEATRICE VERRI Sin dalla nascita nel 2006, l'attività culturale della Fondazione si svolge in due luoghi cardine: la casa natale di Nuto Revelli a Cuneo [e l’enorme archivio dedicato alla Resistenza e agli studi etnoantropologici condotti per la stesura dei libri “Il mondo dei vinti” e “L’anello forte” NdR], un patrimonio culturale; la borgata alpina di Paraloup, e l’anima rurale custodita dalla montagna nascosta della Valle Stura (provincia di Cuneo), tra paesaggio della memoria e natura. Il toponimo occitano significa “Al riparo dai lupi”: Paraloup ospitò tra il settembre 1943 e la primavera del 1944 il primo quartier generale delle bande partigiane di “Giustizia e Libertà” del Cuneese, capitanate fra gli altri da Duccio Galimberti, Dante Livio Bianco, Giorgio Bocca e, in seguito, dallo stesso Nuto Revelli. Una “scuola” di libertà in cui si radunarono 200 giovani (età media 20 anni) da tutta Italia. Sin dai tempi della prima edizione della Scuola dei Giovani Agricoltori di Montagna (su questo torneremo dopo), Paraloup ha rappresentato un laboratorio sperimentale su come “tornare alla montagna”, là dove la memoria e la cultura fungono da attivatore - e cornice - che comprende anche l’agricoltura (l’etimologia comune è evidente…).

LUISA PUPPO La memoria dialoga costantemente con la sostenibilità, il digitale e la cittadinanza attiva. Lo scorso settembre il convegno I paesaggi nella crisi tra memoria, ecologia e azione. Ecomemoria e progetti di futuro sostenibile (cui ha partecipato anche il Professor Salvatore Settis, che di recente ho avuto il piacere di intervistare per BioVoci) ha focalizzato i temi del cambiamento climatico, della protezione del paesaggio e della valorizzazione della memoria.

BEATRICE VERRI Sostenibilità è da sempre una nostra parola chiave, che trova espressione concreta in Paraloup. Il progetto di recupero della borgata si è ispirato ai principi della Carta del restauro di Cracovia (2000): sostenibilità, reversibilità, minimo intervento. Un progetto architettonico armonicamente inserito nel paesaggio, uso di materie prime locali lavorate dagli artigiani del posto, energie rinnovabili (solare e isolanti ad alta efficienza) hanno consentito di realizzare una borgata ecologica e sostenibile, che ospita un centro turistico-culturale e un rifugio escursionistico con ristorante, un teatro e due baite per dormire. Il recupero di Paraloup [che ha ottenuto una serie di riconoscimenti per la qualità e la sostenibilità del suo progetto, si veda per dettagli https://nutorevelli.org/rinascita-della-borgata/ NdR] ha comportato non solo il restauro architettonico della borgata, ma anche la rivalorizzazione dell’area. Dimostra la sostenibilità economica di un sistema integrato di attività (turistico-culturali, agro-silvo-pastorali, artigianali…) che a partire dal suo nucleo centrale si riverbera sull’intero territorio circostante. La dimensione agropastorale del luogo “vive” nell’attività del pastore che dal 2021 ogni estate vi pascola le proprie capre. Collaboriamo con Regione Piemonte ad un progetto di recupero del pascolo delle capre nei boschi, e della produzione di formaggio.

In parallelo si sviluppa il nostro lavoro culturale: a titolo di esempio, la collaborazione con Fridays for Future, l’incontro tra anima accademica ed anima militante per indagare i rapporti tra memoria e futuri possibili. Inoltre, l’adesione al progetto Prime Minister, scuola di politica per giovani donne tra i 14 e i 19 anni. Oggi più che mai l’ascolto è un atto politico, specie se riguarda i giovani, e non in funzione di un loro coinvolgimento futuro, ma già di un ruolo presente. Un percorso che spazia dalla trasmissione della memoria alla contaminazione reciproca, un dialogo che poggia sulla condivisione di un codice.

LUISA PUPPO “Volete i figli in fabbrica? Prendetevi il veleno”. Nuto Revelli ha dato voce ai "vinti" e al loro mondo, vittima della povertà ma anche delle avversità indotte da uno “sviluppo” senza scrupoli. Revelli si è speso in difesa dei territori e delle culture locali: l’ambiente montano come risorsa da valorizzare, non da rapinare.  

BEATRICE VERRI Da valorizzare e rendere fruibile: l’accessibilità fisica e digitale della montagna rappresenta un altro aspetto della sostenibilità sul quale stiamo lavorando. Ad esempio con la realizzazione di un sentiero di avvicinamento a Paraloup accessibile a persone con mobilità ridotta, un target vasto che spazia da famiglie con bambini ad anziani. Un altro tema è quello della mobilità green. Ovviamente è centrale l’accessibilità digitale, a partire dalla connessione WiFi (abbiamo dovuto far installare a nostre spese un palo per poter “agganciare” la rete). Se penso a quanto si sarebbe potuto realizzare circa la copertura della rete destinando diversamente le risorse della misura2 linea di azione A del PNRR (attrattività dei borghi)…

L’esperienza di Paraloup si caratterizza da subito con una forza valenza laboratoriale, un hub di progettazione culturale. A questa vivacità si accompagna tuttavia una criticità: la sperimentazione, per così dire, va “messa a terra” e resa operativa, sistemica: in questo modo si attiva un ciclo di vita che supera i limiti temporali del progetto al cui interno la sperimentazione viene sviluppata. Tuttavia, si fatica a realizzare un cambio di rotta e di visione. Se si lavora su progetti singoli in assenza di una pianificazione strategica, si passa da una sperimentazione all’altra: il terzo settore rischia di trasformarsi in un “progettificio”…

LUISA PUPPO Come operare per una sperimentazione ottimale?

BEATRICE VERRI Riconoscendo sempre il valore laboratoriale delle sperimentazioni, sebbene a volte destinate a restare tali (senza un follow up), anche a causa di fattori esogeni. Ad esempio, nel caso della Scuola dei Giovani Agricoltori di Montagna, attivata nell’ambito del progetto Interreg Migraction, abbiamo deciso di limitarci a due edizioni visto il fiorire concomitante di iniziative simili e assai più strutturate come la Scuola Nazionale di Pastorizia (SNAP).

Presupposto fondamentale è il lavoro in network, anzi, in “rete di reti”. La Fondazione fa parte dell’AICI – Associazione degli Istituti di Cultura italiani, del coordinamento Paesaggi della memoria, della Rete del ritorno ai luoghi dell’Italia in abbandono. Da febbraio 2024 fa parte del Polo del ’900 di Torino e della rete Liberation Route Europe. Per garantire risultati duraturi, l’alleanza si deve necessariamente intersecare con la programmazione politica.

LUISA PUPPO Dottoressa Verri, torniamo al dialogo tra memoria e digitale e al progetto Memoranda. Sono le cose che parlano, leggiamo nel sito https://progettomemoranda.it/

BEATRICE VERRI Memoranda – una tecnologia che connette la memoria storica e i paesaggi quotidiani è stato ideato e sviluppato dalla nostra Vicepresidente Antonella Tarpino, una storica esperta in geografia della memoria. Il progetto rappresenta un percorso ad alto potenziale didattico e pedagogico che coniuga l’esperienza concreta (le visite in loco) e la fruizione digitale. Là dove sono venuti meno i Testimoni diretti di eventi epocali del ‘900 - la 2° guerra mondiale, la Shoah, la Resistenza ai fascismi - sono ora i luoghi, le case, gli oggetti, i tramiti del racconto di memoria. Legare la memoria storica ad oggetti quotidiani – foto, lettere, occhiali… - rappresenta l’innesco per attivare il trasferimento generazionale tra i ventenni di allora e i giovani di oggi, attraverso il riconoscimento di un vissuto personale. La mappa sul sito permette di esplorare cascine (Cascina Lodola a Castino, in Valle Belbo…), scuole (il Liceo d’Azeglio a Torino…), valli (la Valle Belbo, Valle Stura…), abitazioni (Casa Revelli e Casa Galimberti a Cuneo, Casa Rosselli a Torino…), oltre ovviamente alla borgata Paraloup. Un invito a praticare turismo civile, favorendo con strumenti culturali lo sviluppo del territorio. 

LUISA PUPPO Turismo, aree interne, memoria, digitale. Il claim nel sito di Paraloup è Turismo 2.0. La montagna con la memoria in più.

BEATRICE VERRI Borgata Paraloup https://paraloup.it/ si configura come un nuovo centro culturale multidisciplinare ed ibrido. Si articola intorno a un nucleo culturale di baite (biblioteca, sala convegni e spazio mostre) con un teatro all’aperto e strutture che ospitano un rifugio con 16 posti letto (in fase di ampliamento) e un servizio di ristorazione con 40 coperti. Nel 2012, terminato il progetto di recupero della Borgata, le cui baite sono di sua proprietà, la Fondazione Nuto Revelli ha creato per la gestione la Rifugio Paraloup Impresa sociale srl, di cui è unico socio.
A Paraloup occorre “contare” e profilare visitatori, anche attraverso la proposta di questionari. La Borgata si trova in un territorio ricco di tracciati escursionistici, ed è fondamentale “agganciare” e intercettare gli appassionati di outdoor, montagna ed enogastronomia. L’obiettivo (assai faticoso) è la destagionalizzazione, alla quale sono finalizzati anche i progetti di residenza artistica. Purtroppo, il cambiamento climatico (si pensi al clima avverso di giugno e settembre 2024) colpisce sempre di più le microeconomie della montagna e la fattibilità delle iniziative. Nel 2018 è stato sviluppato un catalogo con il tour operator Celeber di Milano, con proposte di turismo culturale ed esperienziale: un auspicio per il futuro.

Termino sottolineando quanto la governance turistica di Paraloup non sia banale, sempre legata alle scelte territoriali. Scegliere è difficile…

LUISA PUPPO Dottoressa Verri, un’anticipazione sui progetti futuri della Fondazione?

BEATRICE VERRI Nel 2025 in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione procediamo in coordinamento con il Polo del ‘900 e Regione Piemonte per sviluppare in network un’unica progettualità, senza disperdere l’energia in mille rivoli. Nel 2027 ricorre inoltre il 50° de Il mondo dei vinti: vi anticipo che verrà messo online l’archivio sonoro delle interviste.

LUISA PUPPO che consiglio darebbe alla sé stessa di diciotto anni fa? E ancora: quale augurio per il futuro?

BEATRICE VERRI Se guardo indietro la sensazione più forte è la meraviglia per ciò che abbiamo realizzato. Nel 2006 tutti ci davano dei pazzi... Abbiamo intrapreso un percorso controtendenza rispetto a quanto avviene di norma: l’attore pubblico investe, ristruttura, poi si rivolge al Terzo settore per identificare un soggetto gestore. Noi abbiamo fatto il contrario, siamo partiti con un progetto nostro, nato dalla richiesta dei partigiani all’epoca ancora vivi, e abbiamo cercato i finanziamenti.

Quale augurio per il futuro? Riuscire a trovare nuove categorie di pensiero, anche per gestire territorio e natura. Mettere al centro la cura delle relazioni e il benessere di chi lavora. Ancora, mantenere/sviluppare un dialogo aperto con i decisori e con chi il territorio lo abita. Abbiamo iniziato il percorso di Borgata Paraloup nel 2006, quando era sindaco di Rittana Adriano Perona, il figlio di colei che diede rifugio a Duccio Galimberti ferito, Catterina Brunetto. A lui è intitolata la baita che si incontra per prima quando si arriva a Paraloup, uno spazio espositivo importante. Perona riunì tutti i proprietari, li fece aderire al progetto. Ora sono tutti morti…, la popolazione è molto cambiata, non solo dal punto di vista anagrafico-generazionale, ma anche politico, uno spostamento drastico verso posizioni molto chiuse e conservatrici, che segue la tendenza nazionale ed internazionale di questo periodo storico. Le comunità cambiano, e cambia il rapporto con le aree. Ho partecipato all’edizione 2024 della Biennale di Prossimità di Napoli, con un intervento sulla ricostruzione dei sistemi di comunità intitolando il mio intervento: ri-costruire ecosistemi di prossimità.
Penso che Paraloup sia un emblema di quell’Italia “nascosta” che non viene ascoltata…

Ci sono tuttavia anche delle positività. Cito ad esempio RIFAI, la Rete Italiana dei giovani Facilitatori delle Aree Interne, un gruppo di giovani tra i 18 e i 40 anni https://www.reterifai.it/ In occasione del Nuovi Mondi Film Festival 2020 di Valloriate (un piccolo borgo della Valle Stura) hanno promosso un Manifesto appassionato e fattivo – propositi di un futuro migliore rimanendo a vivere e lavorare nelle Aree Interne. Piccole luci in un tessuto connettivo che soffre.

Dottoressa Verri, grazie di questo tempo prezioso e di questa conversazione così ricca di spunti, buone prassi e “cibo per la mente”. E grazie soprattutto per il suo pathos militante. La sua intervista va ad integrarsi a quelle di altri valenti studiosi ed esperti, che stanno rendendo BioVoci ciò che volevamo, ovvero un “luogo” di alto scambio. A presto!

Luisa Puppo, BioVoci  


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